Ventimiglia, le testimonianze di giovani stranieri detenuti in un libro

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giovani detenuti stranieri in carcere

La Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia (piazza Bassi 1) venerdì 4 maggio alle 17.15 sarà teatro della presentazione di “Ringrazio che siamo vivi – Giovani stranieri in carcere”, scritto da Doriano Saracino. Un appuntamento liberamente aperto al pubblico promosso da Associazione Culturale XXV aprile – Arci, Jaca Book editore e Libreria Casella di Ventimiglia, al quale parteciperanno anche Alessandro Bergamaschi (docente all’università di Nizza), la giornalista Donatella Alfonso (La Repubblica), Giuseppe Famà (Associazione Culturale XXV aprile) e Kalid Rawash, medico presso la Casa circondariale di Imperia.

Il testo di Saracino raccoglie le testimonianze di diversi giovani stranieri reclusi in prigioni italiane partendo da una considerazione: come vivono la loro situazione in Italia loro che arrivano da altre culture ma soprattutto altre religioni, come possono professarle in carcere, quali sono e se esistono i rapporti diretti tra la criminalità e l’immigrazione.

Ma anche il fatto che diversi di loro sono arrivati in Italia ancora quando erano minori, senza i genitori o qualche altro parente prossimo. Alcuni comunque si sono integrati, altri no e quindi si affronta anche il problema dei loro rapporti con il nostro Paese.

Uno spaccato di vita realizzato in dieci diverse carceri italiane quanto mai attuale in una città come Ventimiglia che non da oggi rappresenta un crocevia essenziale per il fenomeno dell’immigrazione, come ultimo avamposto prima di passare in Francia.

I giovani carcerati intervistati parlano del problema relativo all’immigrazione ma anche all’attrazione fatale per i soldi facili, i rapporti con la criminalità organizzata, ma anche la loro vita precedente nei Paesi d’origine (mancata scolarizzazione, redditi bassi, caratteristiche sociologiche e culturali) che potrebbe aver acuito il loro senso di disagio.

E poi la vita attuale in carcere, che per loro può diventare comunque un’occasione di riscatto e per dare una svolta definitiva alla vita grazie alla possibilità di una vera formazione scolastica, di praticare sport, di affrontare temi di vita insieme e volontari e psicologi preparati.

Saracino ha intervistato un centinaio di stranieri reclusi sotto i trent’anni, detenuti in Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna e Toscana, non limitandosi a fare una semplice ricerca ma anche per dare voce alle loro esperienze ed esigenze.

Ecco perché come spiega nella prefazione Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio ma anche Ministro per la Cooperazione Internazionale e l‘Integrazione del Governo Monti, “questo libro ha un pregio fondamentale: dà voce alla vita delle persone e alle loro storie, spesso dure e difficili, che normalmente non parlano, anzi sono silenziate. Le fa uscire dalle mura del carcere”.

Ringrazio che siamo viviGiovani stranieri in carcere” il 4 maggio prossimo sarà anche presentato ai detenuti della Casa Circondariale di Sanremo, l’istituto penitenziario nel quale è partita la ricerca del suo autore.

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