parroco di sant'antonio don rito

parroco di sant'antonio don rito

Don Rito è stato parroco a Ventimiglia, in una zona periferica dove ha accolto i profughi nella chiesa di Sant’Antonio

Colombiano, Don Rito Alvarez, 47 anni, settimo di 11 figli, ha trascorso la sua infanzia nel villaggio, nel cuore della regione del Catatumbo al nord est del paese, dove i suoi genitori coltivavano caffè.

Cresciuto in una famiglia molto religiosa dove la parola d’ordine era “accoglienza”, che si traduceva nell’ospitalità di bambini orfani in un contesto familiare già numeroso, don Rito a 21 anni ha deciso di dedicare la sua vita agli altri e alla chiamata del Vangelo.

Il suo percorso di prete lo ha portato in Italia nelle terre di confine, intorno a Ventimiglia, che sono diventate poi la sua casa. Inizialmente ha frequentato il Seminario di Albenga e, dal 1996, quello della Diocesi di Ventimiglia-Sanremo in Bordighera.

Ordinato sacerdote nel 2000, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena a Bordighera Alta, dal vescovo di allora Mons. Giacomo Barabino, ha svolto il suo primo incarico a Sanremo, nella parrocchia Santa Maria degli Angeli, dove è rimasto fino al 2008.

Mentre era viceparroco nella città dei fiori, nella sua terra natale si scatenò una guerra spietata tra i paramilitari, gruppi armati filo governativi, e i guerriglieri per contendersi i territori dove viene prodotta la cocaina.

Questo conflitto causò in poco tempo più di 13.000 morti, la maggior parte contadini innocenti e, tra questi, anche alcuni suoi parenti. Migliaia furono gli sfollati e anche i suoi genitori ed i fratelli dovettero abbandonare la loro terra.

A questo punto decisi di reagire – racconta Don Rito -, e di realizzare un’opera volta ad offrire un’alternativa concreta ai bambini sfruttati nelle piantagioni di coca od arruolati nella guerra. Da piccolo ho conosciuto la guerriglia, ho temuto i gruppi rivoluzionari illegali di ideologia marxista che spesso passavano per il villaggio e cercavano di convincere i più piccoli ad arruolarsi nella rivoluzione.

Conoscevo bene il terrore che stavano vivendo, allora, i giovani nel mio paese. Grazie al supporto della mia famiglia nel 2006 ho costituito l’Organizzazione non Governativa, “Fundación Oasis de Amor y Paz” con l’intento di formare le nuove generazioni ad una mentalità di giustizia e di pace”.

Inaugurata nel gennaio 2007 dal vescovo di Ventimiglia – Sanremo, Mons. Alberto Maria Carreggio, anche alla presenza del Vescovo di Ocaña, Mons. Jorge Enrique Lozano, la nuova missione ha accolto inizialmente 10 ragazzi, invitati a camminare per un sogno di pace in Colombia.

Da quel momento centinaia di giovani sono stati accolti grazie all’impegno di Don Rito che, anche se lontano, ha sempre la Colombia nel cuore.

Angeli di pace Sanremo

Proprio per sostenere la Fondazione colombiana il sacerdote ha costituito l’Associazione

“Angeli di pace Sanremo”, un’Organizzazione di Volontariato di Cooperazione Internazionale, che sviluppa campagne d’informazione contro le droghe e i danni provocati dal loro uso.

Don Rito incontra, ogni anno, migliaia di giovani nelle scuole per sensibilizzarli sui pericoli degli stupefacenti facendo conoscere loro la realtà di sfruttamento minorile nelle coltivazioni di coca in Colombia e le sue drammatiche conseguenze: ogni dose di questa droga spacciata nei paesi ricchi equivale a due settimane di lavoro di un bambino nelle piantagioni.

Narcotica

Il suo impegno è arrivato anche ai media e, nel luglio 2019, il sacerdote è stato protagonista di un’intera puntata di “Narcotica”, il programma di attualità di Valerio Cataldi su Rai 3.

In viaggio con Don Rito, l’autore ha raccontato i campi di coca e i laboratori nascosti nella selva dove si produce il 70 per cento di tutta la cocaina prodotta nel mondo.

Un territorio narrato attraverso le storie di ragazzini di 13 anni che si bruciano la vita per riempire sacchi di 70 chili di foglie di coca pagati pochi pesos, ma che fruttano cifre da capogiro ai gruppi criminali.

La Fundacion Oasis de Amor y Paz opera qui per offrire un futuro migliore a questi bambini, perché possano trovare in essa una vita tranquilla e dignitosa, lontani dalle violenze più tremende che rubano la loro infanzia, accompagnati nel loro percorso scolastico, dalle elementari all’università.

Prete di frontiera Don Rito mentre svolge il suo servizio in Italia segue la sua missione in Colombia.

Confine Solidale

Fino allo scorso anno è stato parroco a Ventimiglia, in una zona periferica della città di confine dove ha accolto i migranti nella chiesa di Sant’Antonio.

Insieme con la Caritas e tanti volontari ha avviato il “Confine Solidale”, un centro per accogliere le persone in transito, provenienti da situazioni disperate che cercano in Europa un futuro lontano da guerre, carestie, ingiustizie e povertà.

Molti di loro sono in Italia solo di passaggio e in attesa di ricongiungersi all’estero con i loro parenti.

E grazie a don Rito, i profughi respinti al confine hanno trovato sostentamento, umanità e un’accoglienza dignitosa. Il parroco non ha mai esitato a ospitarli all’interno di due chiese di Roverino, offrendo loro il vitto e l’alloggio necessari.

In questi anni la maggior parte della comunità ligure e oltre confine ha imparato ad apprezzare il suo dinamismo e la sua solidarietà anche se, per pochi, è un “prete scomodo” proprio per la sua disponibilità all’accoglienza che gli ha procurato, addirittura, due minacce di morte, purtroppo, anche in Colombia.

Ben tre lettere minatorie sono state recapitate, tra il 2017 e il 2018, a Don Rito, probabilmente ad opera della stessa mano.

Tutte e tre le missive facevano riferimento all’ospitalità che il prete colombiano offriva ai migranti nella sua parrocchia; sono cifre importanti, circa 10.000 persone accolte in due anni, specialmente donne e bambini.

A seguito di questa situazione di tensione il parroco, dall’agosto 2018, ed è stato trasferito “in montagna” nella zona che comprende le tre parrocchie di San Biagio, Soldano e Perinaldo.

Ma la sua testimonianza di fede è un faro per tanti come si legge nelle motivazioni del premio Agesci Liguria consegnato pochi giorni fa a “Don Rito Alvarez per aver testimoniato con le sue opere il valore dell’accoglienza senza se e senza ma. Con il suo magistero ha portato il suo esempio e mostrato la via a tutti i giovani scout che si sono recati nei territori di Ventimiglia per servire gli ultimi”.

Un parroco che interpreta appieno lo spirito di quella Chiesa in uscita, voluta dal Pontefice, con il quale ha in comune non solo le origini sudamericane ma anche un entusiasmo straordinario e la voglia di stare accanto alle persone più deboli con coraggio e concretezza.


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